Il primo messaggio, serio e preoccupante, di questa visione competente della povertà riguarda la difficoltà di aumentare le libertà con il...

Il primo messaggio, serio e preoccupante, di questa visione competente della povertà riguarda la difficoltà di aumentare le libertà con il denaro. Alcuni, in genere la maggior parte, di questi ostacoli sono infatti conseguenza della mancanza non di reddito, ma di capabilities, che sono una sorta di bene capitale (stock), una assenza che si è creata negli anni, spesso già dall’infanzia. È l’assenza di capitali che genera anche la mancanza di reddito, che è solo un effetto. Questi beni capitali sono istruzione, salute, famiglia, comunità, talenti lavorativi, reti sociali, che per essere "curati" richiederebbero interventi strutturali, in "conto capitale", e quindi molto tempo, volontà politica e un coinvolgimento serio della società civile. Se quindi le persone non useranno il reddito che giungerà dal Governo per rafforzare o creare alcuni di questi capitali, quei soldi non ridurranno la povertà, perché le persone resteranno povere con un po’ di consumi in più. E il primo bene capitale da cui una persona può ricominciare si chiama ancora con un antico, bellissimo, nome: lavoro.
Ma c’è anche un secondo messaggio. Se questi 780 euro (al massimo) non diventeranno anche una maggiore libertà di comprare libri, giornali, di fare festa, un viaggio, di comprare un giocattolo bello per un bambino, un braccialetto più carino per la fidanzata, una cena esagerata con gli amici più cari per dire che finalmente stiamo cambiando vita, e che abbiamo ricominciato a sperare..., quei redditi non ridurranno nessuna povertà, o ne ridurranno gli aspetti meno importanti.
Tutti sappiamo, o dovremmo sapere, che per la stessa natura "capitale" di molte forme di povertà, il rischio che i soldi del reddito di cittadinanza finiscano in luoghi sbagliati è molto alto; e per questa ragione dobbiamo fare di tutto per eliminare e ridurre alcuni di questi luoghi sbagliati (in primis l’azzardo, dove il governo ha ben iniziato e deve andare fino in fondo togliendo le slot machine dai bar e tabacchi, e riducendo drasticamente i gratta-e-vinci che ormai si trovano ovunque). Ma se è vero che la povertà è mancanza di libertà, allora non offendiamo la libertà con liste di "beni primari" scritte a tavolino, o con controllori che dovrebbero dirci se un libro o un giocattolo sono troppo costosi perché un "povero" se li possa permettere. Il primo "reddito" di cui i molti poveri del nostro Paese hanno bisogno è un segnale di fiducia e di dignità. Di sentirsi dire che sono poveri ma prima sono persone adulte, e possono decidere, anche loro, se è più primario un vestito o un regalo per chi amano.
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